Comunicato stampa n 13
Bologna, 7 aprile 2018
L’azienda di Padre in figlio,
un momento da pianificare per non fallire
Evidenze importanti dal convegno sul passaggio generazionale di Tanexpo 2018. La famiglia è messa a dura prova, se non pianifica un passaggio di consegna, in cui padre e figlio lavorano sinergicamente.
Dal 5 al 7 aprile in scena a Bologna
l’Esposizione Internazionale di Arte Funeraria e Cimiteriale
In un’azienda a conduzione familiare, sia sulla generazione uscente che su quella entrante grava la responsabilità del cambiamento, ed entrambe sono chiamate ad un lavoro sinergico. Un lavoro che dovrebbe partire dall’analisi delle caratteristiche dell’impresa, delle personalità, delle attitudini e delle visioni dei principali attori, per arrivare alla costruzione di un piano d’azione che giunga, attraverso step intermedi, ad obiettivi condivisi.
È quello che è emerso oggi dal convegno Come affrontare il passaggio generazione tra opportunità ed errori da evitare.
Cosa fare
Si deve essere in grado di creare un clima costruttivo anche sotto il profilo emozionale: solo se l’imprenditore si sentirà coinvolto nel suo nuovo ruolo e i giovani saranno considerati nelle loro aspirazioni si instaureranno le premesse per un’alta probabilità di successo.
Per poter contare su un risultato positivo, a volte, può essere opportuno ricorrere all’aiuto di un consulente esterno, una figura super partes che potrà facilitare il dialogo, stendere un programma ragionato di lavoro, verificarne i risultati periodici e smussare eventuali attriti.
Gabriele Arveda, Consulente di pianificazione dei processi ed organizzazione aziendale, ha ampliamente esposto come il passaggio generazionale sia una fase molto delicata della vita di una impresa, tanto che le statistiche dimostrano che solo nel 30% dei casi ciò avviene con successo e solamente il 13% delle aziende arriva alla terza generazione. Nelle situazioni di insuccesso sono purtroppo frequenti i casi di dismissione dell’azienda stessa con tutte le nefaste conseguenze che vanno dalla perdita di posti di lavoro alla dispersione di preziosi bagagli di conoscenze, nonché alla scomparsa di importanti punti di riferimento nel tessuto sociale della comunità.
Perché è difficile il passaggio generazionale
Un po’ di numeri
L’Italia, è noto, è la patria delle piccole medie imprese, la maggior parte a conduzione familiare. Lo conferma anche l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Aub promosso da Aidaf (Associazione italiana delle aziende familiari) secondo cui il 70% delle aziende con un fatturato tra i 20 e i 50 milioni di euro e ben il 59% delle imprese che superano i 50 milioni sono di stampo familiare. Va da sé che la quasi totalità delle società con fatturati inferiori ai 20 milioni sono parimenti gestite da famiglie. Sempre secondo questo studio risulta che alla guida del 25% di queste imprese vi è un leader che ha oltrepassato i 70 anni di età. Di conseguenza nei prossimi cinque anni almeno un’azienda su cinque dovrà affrontare il ricambio dei propri vertici.
La pianificazione per non fallire
“La mancanza di una pianificazione – asserisce Arveda – rende il momento della successione potenzialmente molto critico, con tensioni che si ripercuoterebbero inevitabilmente anche sui dipendenti e collaboratori che vengono a perdere punti di riferimento sicuri e si vedono costretti a subire cambiamenti repentini, spesso radicali, che, come abbiamo visto, possono determinare anche il fallimento dell’azienda.
È bene quindi prevedere e preparare per tempo il passaggio delle consegne perché tutto avvenga nel modo più fluido e naturale possibile e garantire così un futuro certo alla propria impresa.
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